Svolta energetica e contrasto alla crisi climatica vanno di pari passo.
Oggi spendiamo circa 8 miliardi di franchi all’anno per importare gas naturale e petrolio da regioni caratterizzate da condizioni instabili e regimi autocratici. In considerazione dei costi energetici attualmente in forte espansione, è probabile che tali cifre aumentino in modo significativo nel 2022 e negli anni a seguire.
Per liberarci da questa fatale dipendenza dobbiamo dotarci rapidamente di grandi capacità per le energie rinnovabili. Finora, la regolamentazione da parte della politica non è riuscita a definire condizioni quadro che favorissero un’espansione accelerata, basandosi su obiettivi di espansione troppo modesti. Le nuove leggi a cui sta lavorando la Commissione dell’energia del Consiglio degli Stati dovrebbero quindi definire obiettivi di espansione molto più ambiziosi, consentendoci di attuare la svolta energetica al più tardi entro il 2050. Per raggiungere tali obiettivi sono necessari un modello di finanziamento adeguato, procedure di autorizzazione snelle e una riduzione della burocrazia.
Il fotovoltaico diventa il secondo pilastro del nostro approvvigionamento energetico. Le centrali nucleari non servono.
Tutti concordano sul fatto che l’energia solare sia la più economica in assoluto. Le nuove centrali nucleari non sono un’alternativa sensata: i costi sono troppo elevati, è troppo tardi e non ci sono investitori. Il presunto tallone d’Achille dell’energia solare, ovvero il suo accumulo, può essere risolto convertendo in gas sintetico e idrogeno l’elettricità in eccesso prodotta in estate. Allo stesso tempo, la rapida crescita della mobilità elettrica sta fornendo enormi capacità agli accumulatori a batteria. La mobilità elettrica sta diventando parte integrante della svolta energetica, nonché parte della soluzione. Partendo dal presupposto che in futuro il 95 % dei veicoli sarà alimentato elettricamente, la mobilità elettrica raggiungerà una capacità di stoccaggio giornaliera pari all’attuale produzione giornaliera di elettricità delle centrali nucleari svizzere. La differenza? I carichi sono gestibili e utilizzabili in modo flessibile. Per il periodo critico dei tre mesi invernali – e solo allora – entrano in gioco i nostri bacini di riserva, che oltretutto possono essere preservati a seconda dell’energia prodotta nel corso dell’anno.
E poi c’è l’Europa
Per garantire la stabilità della rete elettrica europea, è essenziale uno scambio vivace e costruttivo con i nostri paesi limitrofi, sulla base di accordi reciproci. Tuttavia, la Svizzera sarebbe anche in grado di garantire una sicurezza dell’approvvigionamento energetico ampiamente autonoma, 365 giorni all’anno, attraverso l’interazione tra mobilità elettrica ed energia idroelettrica. A tal fine è sufficiente un terzo dei tetti, delle facciate e delle infrastrutture esistenti. E tutto ciò senza considerare il potenziale offerto dalle superfici fotovoltaiche alpine. Per raggiungere questo obiettivo, il settore dipende tuttavia dalla Generazione Z o da figure professionali di altri settori: entro il 2050, il settore dell’energia solare impiegherà 28’000 specialisti, che attualmente vengono ricercati o riqualificati professionalmente – come per esempio nell’ambito della nostra Helion Academy.
Proviamoci con una svolta energetica concreta. Tutto ciò non ha nulla di spettacolare e appare anche meno concreto che importare energia elettrica o ridurre il nostro consumo di gas. In fin dei conti, però, non c’è altra via di uscita. Tutti noi, privati e aziende, abbiamo la responsabilità di assicurarci di disporre in futuro di energia a sufficienza e di garantire che questa energia sia rinnovabile, sostenibile e conveniente.
«It doesn’t matter when we start. It doesn’t matter where we start. All that matters is that we start.» (Simon Shinek, consulente, autore e leadership-influencer).